Fabio Zeppetella Quartet e Venezze Bigband, 21 maggio, ore 21

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admin.tttcons
view post Posted on 21/5/2012, 11:11




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Le SS.LL. sono invitate, LUNEDI' 21 MAGGIO alle ore 21 presso l'Auditorium del Venezze. La programmazione del Venezze Jazz Festival propone un doppio concerto che vedrà esibirsi nel primo set il Fabio Zeppetella Quartet,

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in cui il chitarrista romano sarà accompagnato da Stefano Onorati (pianoforte), Stefano Senni (contrabbasso) e Simone Sferruzza (batteria). Dopo il grande successo del concerto con Maurizio Giammarco, torna di scena la Venezze Bigband, impegnata nel secondo set in un omaggio a Gil Evans, nel centenario dalla nascita del compositore canadese; con la tromba solista di Marco Tamburini

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e la direzione di Ambrogio De Palma che ha firmato anche le trascrizioni e degli arrangiamenti di questo secondo set.

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George Avakian, produttore della Columbia responsabile di «Miles Ahead», è il principale ispiratore della seconda parte della carriera di Miles Davis, mentre Teo Macero, sassofonista e compositore, diverrà da «Porgy & Bess» in avanti il suo nuovo produttore. Avakian isola gradualmente Davis dal mondo del jazz dell’epoca, ritagliandogli un nuovo spazio. Tutto inizia nell’ottobre 1956 con la seduta di registrazione di «Music for Brass», firmata The Jazz and Classical Music Society. E’ una formazione allargata che ha come solista ospite Miles Davis, ed a cui partecipa anche Gunther Schuller. Sarà Avakian, dopo l’ottimo risultato dell’album, ad incoraggiare Davis nella realizzazione della prima composizione per tromba e orchestra jazz, con lui come unico solista. Per questo passo fondamentale della sua maturazione artistica il trombettista di Alton sceglie l’amico Gil Evans. Da «Miles Ahead» (maggio 1957) tutto cambia, sia nello sviluppo della carriera di Davis che nella storia del jazz orchestrale.
«Porgy & Bess» viene registrato come il disco precedente in quattro sedute di circa tre ore ciascuna, il 22 e 29 luglio, il 4 e 18 agosto 1958, ma appare subito più omogeneo e stilisticamente coerente. Gil Evans unisce ed uniforma tutti i brani donando loro un senso di continuità interna che normalmente le composizioni jazz dell’epoca non hanno. Una lunga nota trattenuta, verso la fine di un brano, è sufficiente a far da ponte verso una nuova melodia di Gershwin: una piccola sequenza può unire due mondi apparentemente molto distanti. Si può parlare, per «Porgy & Bess», di una vera e propria “ricomposizione”: non è un caso che Summertime, vista la potenza melodica del riff che Evans aveva composto per sostenere la famosa melodia gershwiniana, venga poi depositata alla società di edizioni musicali americana con un altro titolo, Gil’s Time. Contrariamente alla Tuba Band di «Birth of the Cool» – ma è passato quasi un decennio – Miles non ha più un’estensione strumentale contenuta. La sua tecnica è ora molto più sicura. Non troppo però, visto che la sua tromba con sordina Harmon è poi risultata esser stata doppiata da Bernie Glow durante un passaggio particolarmente difficile.
Sia la preparazione che il tempo assegnato alla registrazione di «Porgy & Bess» non possono considerarsi assolutamente sufficienti – benché superiori alla media dei dischi jazz del periodo – per una musica di una tale complessità. Ed almeno in un brano, Gone, si ascoltano distintamente errori da parte dei singoli solisti, e qualche stonatura della compagine orchestrale. Qualche anno dopo Gil Evans avrebbe infatti dichiarato: “Nella maggior parte dei casi sarebbe bastata una seduta in più per correggere gran parte delle imperfezioni. Se torno a pensarci, considero un insulto a me stesso non esser riuscito a far valere i miei diritti”. Ad ogni modo, nonostante l’insufficiente tempo di registrazione e la mancanza di prove, «Porgy & Bess» resta uno dei più importanti contributi alla musica del ventesimo secolo. E’ un’opera straordinaria per come si crea un prolungato dialogo tra una grande orchestra ed un magnifico solista improvvisatore.
Se in «Miles Ahead» Davis aveva usato per la prima volta in via esclusiva il flicorno, con la riduzione orchestrale dell’opera di Gershwin questo strumento viene affiancato dall’amata tromba. Dall’anno successivo il flicorno sarebbe stato definitivamente abbandonato. L’orchestra allestita da Gil Evans è simile a quella di «Miles Ahead» ma, rispetto al disco precedente c’è una differenza molto sottile nel modo di usare l’insieme e nel rapporto fra l’ensemble e Miles Davis. Il solista partecipa qui molto più che nel disco precedente alle esecuzioni, e tende ad assumere il ruolo del predicatore, là dove l’orchestra interpreta la parte dell’assemblea di fedeli. E’ fin troppo chiaro il riferimento allo schema della musica religiosa afroamericana, sia al gospel che allo spiritual, d’altro canto presente anche nell’opera di Gershwin. E’ una stupefacente ed aggiornata reinterpretazione del classico schema del blues noto come “chiamata e risposta”, in cui le diverse sezioni dell’orchestra si rispondono vicendevolmente e tutte in coro rispondono al “predicatore”. Il trombettista sopporta le responsabilità del progetto discografico in modo impeccabile: suona le parti scritte, in cui spesso guida l’intera orchestra, con grande attenzione e sentimento, ed anche gli assoli non sono da meno, anzi. Davis avrebbe poi confessato in un’intervista che «Porgy & Bess» é stato il disco che più aveva faticato a realizzare, anche per motivi fisici, poiché il quel periodo soffriva di ulcera, e spesso, durante le registrazioni, sentiva fortissimi dolori, come se stesse “…mangiando chiodi..”.
Miles Davis così come il suo produttore Teo Macero, aiutati in questo dalla casa discografica, la Columbia, sono sempre stati molto attenti all’evoluzione della tecnica applicata alla musica e al suono. Non è quindi un caso che «Porgy & Bess» sia stato anche il primo album di jazz ad avvantaggiarsi dell’allora nuovissima tecnologia stereofonica.

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Ringraziando per la gentile collaborazione Vi saluto cordialmente.
Il responsabile dell’Ufficio stampa
M° Ambrogio De Palma


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